Origini
Nome dellÂ’albero e del seme di piante Sterculiacee del genere Theobroma. Specie tipo Theobroma Cacao, alta 6-10 m., originaria del Messico e coltivata in tutta lÂ’America equatoriale, nelle Antille, nella Costa dÂ’Oro e nelle altre Regioni della Guinea, a Ceylon, a Sumatra, a Giava, nelle Filippine, in Madascar ed in tutti i paesi a clima caldo umido.
Il suo nome scientifico viene attribuito al naturalista svedese Carlo Linneo intorno alla prima metà del 1700.
Dato il luogo di origine, la pianta fu coltivata, ed il cacao usato, dai Maya e dagli Aztechi intorno all’anno mille a. C., che lo consacrarono “cibo degli dei”, limitandone l’uso solo ad alcune “classi privilegiate” della popolazione.
Il cacao giunse in Europa intorno al 1528 tramite Hernà n Cortès, il più celebre dei conquistadores spagnoli, incaricato della conquista del Regno degli Aztechi. Fu proprio qui che ebbe modo di “conoscere” il cacao e portarne un po’ in Spagna per farlo “assaporare” anche ai suoi regnanti, in particolare a Carlo V.
Fino al 1500 il cacao rimase, quindi, un’esclusiva spagnola, ma poi si cominciò a diffonderne l’uso anche in Italia tra il ‘500 ed il ‘600, anni di dominazione spagnola, appunto, nella nostra Penisola (in particolare Torino, Venezia, Firenze) e successivamente con la nascita di vere e proprie botteghe in cui si “raffinò” la lavorazione del cacao in cioccolato con l’aggiunta di sempre più nuovi ingredienti.
Descrizione
Il frutto del cacao (cabone) è grosso come un cocomero, contiene una polpa acidula e dà 25-40 semi ovoidi dal guscio bruniccio, a forma di mandorla o fava di colore livido violaceo, disposti in cinque logge.
Le piante del cacao si moltiplicano per semi, si dispongono vicino a delle palme per difenderle dal sole quando sono piccole, cominciano a dar frutti dopo 4 anni e continuano per altri 30-40 anni. Ogni pianta dà all’incirca 2 chili di semi.
Raccolti i frutti si separano i semi e si fanno fermentare per dividerli dalla polpa che li riveste e per sviluppare, quindi, lÂ’aroma. A seconda di come avviene la fermentazione, si ha il cacao non terrato, se in truogoli allÂ’aperto, e quello terrato, se dentro botti interrate. Dopo la fermentazione i semi vengono essiccati, torrefatti e polverizzati per avere la polvere di cacao che viene conservata in barattoli a bocca larga e chiusi.
Il cacao è un alimento vero (teobroma = cibo degli dei) e contiene un 7% di acqua, 14% di sostanze azotate, 45% di sostanze grasse (burro di cacao), 6% di amido, 17% di sostanze estrattive non azotate ed infine la teobromina, sostanza simile alla caffeina del caffè e di azione analoga.
Le due sostanze più importanti sono il burro di cacao usato in medicina ed il cacao in polvere usato nell’alimentazione e per fare la cioccolata.
Esistono in commercio numerose varietà di cacao a seconda del luogo di provenienza: cacao del Caracas, dell’Ecuador, del Maracaibo, del Brasile, del Messico, di Ceylon, di Giava, d’Africa, ecc.
Effetti curativi
Nutrimento energetico, stimolante, ricostituente, diuretico leggero.
Un cucchiaio di polvere sciolto nell’acqua calda in una tazza, una al mattino e una alla sera, ha effetto corroborante (diluito anche nel latte). E’ totalmente digerito, attiva l’apparato nervoso, ed è consigliabile soprattutto nell’età scolastica, per la stanchezza fisica e mentale, o esaurimento nervoso. E’ un alimento molto nutritivo, sano, riparatore e stimolante degli organi digestivi, convenientissimo ai bambini, alle persone deboli, agli anziani.
Possiede anche proprietà antianemiche come gli spinaci, i legumi e le carni.
C’è il cacao mangiato nella forma di cioccolato (che se, consumato frequentemente, pare stimoli il rilascio di endorfine in grado di aumentare il buon umore) e quello per uso esterno (come la pomata di burro di cacao per proteggere le labbra) e ancora quello utilizzato nei dolciumi e nei cosmetici.
Da consumarsi con parsimonia! Si tratta di cibo concentrato riscaldante che apporta acido ossalico.
Particolare attenzione per coloro che soffrono di disturbi digestivi gastrointestinali: da consumarsi saltuariamente perché a lungo affatica il fegato e può causare calcoli o pigrizia intestinale.
Ormai in commercio ne abbiamo tantissimi tipi: cioccolato al latte, bianco, fondente, alla vaniglia, al caffè, alla nocciola, al peperoncino, alla cannella, ecc. . E per i grandi “amanti del cioccolato” ma anche per i semplici curiosi, non dimenticate l’appuntamento annuale all’Eurochocolate di Perugia nel mese di ottobre, al Cioccoshow di Bologna nel mese di novembre, alla Fiera del Cioccolato (CioccolaTò) di Torino tra marzo ed aprile, e tante altre manifestazioni in moltissime città d’Italia, in cui poter gustare veramente la cioccolata in tutte le sue forme e varianti.